E dalla vostra Giuditta e dalla lettera vostra del 24 del caduto mi confermo nel rispetto che si dee agli antichi proverbi, e particolarmente a quello che asserisce che naturam expellas furca, tamen usque recurrit. Il vostro lodevole naturale istinto, avvalorato dall'inveterato costume, è quello di lagnarvi sempre quando avete torto manifesto. Questo sarà forse un utile stratagemma fra voi altre persone politiche e di alto affare: ma con noi poveri poeti, non iniziati ne' misteri de' gabinetti, perde tutto il suo vigore. Io sono stato l'ultimo a scrivere: onde o cessa ogni cagion di gravame o sussiste unicamente contro l'accusatore. Non mi crediate però così talpa ch'io non conosca e confessi, anche nell'ingiusta accusa, i giusti motivi di riconoscenza che vi piace di somministrarmi: le vie che mi richiamano al mio venerato Fracastoro mi son sempre care o mendicate o naturali, ed i vantaggi del fine mi pagano con usura tutti i torti ch'io soffro ne' mezzi.
Ho letta la Reggia de' Fati di cotesto signor Pasquali, e mi pare che il giovane autore abbia capitali di talenti da non andar tra la folla. Versifica felicemente e nobilmente, pensa, imagina, e ragiona. In somma io l'amo e lo stimo.
Ho esposti i vostri complimenti al signor conte Verri, che gli ha ricevuti come dovea e mi ha incaricato di renderli con usura.
Il nostro Schulemburg migliora con una lentezza insopportabile, e sempre languendo. La maggior difficoltà è presentemente il nutrirlo: perché la debolezza del mulino contrasta col bisogno di macinare.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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