Addio.
644
AL GENERALE PICUALQUES - MILANO
Vienna 19 Aprile 1753.
L'obbligante premura che dimostrate di giustificarvi meco su i tardi effetti delle vostre promesse eccede di molto il merito e delle arie aspettate e del conto richiesto: onde io vi so buon grado della vostra lentezza. Viva la nostra contessa Schenfeldt . Ella ha intrapreso di convincere tutte le province d'Europa della vivacità delle tedesche, e non mi par lontana dal termine de' suoi gloriosi sudori.
Il povero Schulemburg è in una crudele alternativa di miglioramenti e di ricadute, e che s'incalzano così da vicino che non dan tempo ai molti suoi amici di determinarsi a disperare o ad assicurarsi. L'esempio dell'infermità di Botta è la nostra maggior consolazione.
Desidero il mio venerato Fracastoro sollecitamente libero dal ginepraio forense, nel quale (come voi ottimamente riflettete) la ragione riconosciuta non è sempre guida sicura. Riveritelo ossequiosamente a mio nome, ed animatelo a non abbandonare il timone, finché non si trovi con entrambi i piedi sull'asciutto.
Addio, riamatemi e credetemi.
645
A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
Vienna 23 Aprile 1753.
In due carissime vostre dei 7 marzo e dei 7 aprile, pervenutemi nello stesso momento, ho motivo di rassicurarmi dell'amor vostro, del quale il lungo silenzio avea (benché inutilmente) tentato di pormi in dubbio. Sono così espressive ed affettuose le vostre scuse, che il piacere prodotto dalle medesime paga con usura le impazienze passate; e crederei d'aver guadagnato in questo affare, se non trovassi fra le cagioni del vostro silenzio qualche irregolarità nella vostra salute: circostanza per la quale io non trovo compenso che metta in equilibrio le mie perdite co' miei profitti.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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