Quando Dio vuol castigare incomincia a levare il giudizio. Sa il Cielo qual peccato ha da purgare la povera Peruzzi. Oh che solenne sproposito!
Addio, è tardi, e non voglio che il signor conte d'Azlor chiuda il suo piego prima che questa gli giunga. Amatemi, come solete e come vi ama.
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A MATTIA DAMIANI - VOLTERRA
Vienna 24 maggio 1755.
Dall'umanissimo foglio di V. S. illustrissima del 22 dello scorso aprile ho ragioni di aggiungere nuovi titoli di obbligata riconoscenza a quelli de' quali mi ha ella in altri tempi gentilmente ricolmato. La sua costante ed affettuosa memoria merita tutta la corrispondenza della mia, ed io non saprei defraudarnela senza arrossire della mia ingratitudine. Se brama ella aver contezza di mia salute, sappia che da otto anni in circa ho contratta una scandalosa consuetudine con una impertinente legione di affetti ipocondriaci, che si sono alloggiati in questa mia tormentata macchinetta in compagnia de' flati, degli acidi, delle nausee, degli stiramenti de' nervi, e di mille altri loro omonimi, diabolici satelliti. Al primo assalto fra la novità del fastidio e l'autorevole ignoranza de' medici, ho creduto di perdervi il senno e la vita: ma oggi noi siamo divenuti familiari. Non so se per diminuzione di vigore in essi, o per aumento di tolleranza in me: io per altro avido di gloria sono nella seconda sentenza. Ho ragione d'esser superbo del mio trionfo, poiché quantunque al presente io soffro le indiscretezze medesime, si mangia tuttavia, si bee, si dorme, s'ingrassa e s'inganna il mondo con un aspetto ben più degno d'invidia che di compatimento.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Dio Cielo Peruzzi Azlor
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