Sospendete il vostro rendimento di grazie al signor conte suddetto finché non sappiate canonicamente che la grazia sia sicura, perché mi parve di conoscere ch'egli non fosse d'avviso ch'io ve ne avvertissi preventivamente. Se mai questo pomo maturo avesse bisogno d'altra scossa per farlo cader dal suo ramo, io mi varrò del braccio del conte Losi.
Addio, riamatemi, e per conservarvi non armate le disgrazie col vigore del vostro ingegno. Io sono e sarò sempre.
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A GIUSEPPE BONECHI - FIRENZE
Vienna 3 Settembre 1753.
Dalla carissima vostra del 25 del caduto ritraggo ch'io mi sono male spiegato nella mia antecedente, da che voi avete compreso ch'io brami che voi non ostentiate con lettere troppo affollate un'eccessiva premura del noto affare, se mai per avventura l'ho detto non ho voluto dirlo. Le vostre premure non sono men giuste che necessarie. La cura d'evitarne l'ostentazione con la Corte di Portogallo tocca a me: che, avendovi a quella indicato e non raccomandato, ho rappresentato il personaggio che procura i comodi della medesima e non il vostro vantaggio. Le affollate premure mi farebbero cambiar di carattere, errore che non si perdona ad un poeta drammatico e che scemerebbe peso al mio voto. Il vostro contegno con il signor conte di Richecourt è molto facile. Egli è informato del vostro affare: e voi (senza esaminare se a lui piaccia che voi sappiate ch'ei non l'ignora) andate a visitarlo. S'ei ve ne parla rispondete il vero, che per mio avviso è la politica la più sicura, dite che il pensiero è stato mio e non vostro e dite la difficoltà che io ho ritrovata nel dimandar l'assenso della nostra Corte, e la facilità che voi avete d'ottener quello della Corte di Russia dal quale questo dipende.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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