Penserò a servirvi dell'Alessandro circonciso. Ma, caro gemello, mi spaventa l'impresa, perché questo Dramma è tutto azione e non parole. Le azioni sono appoggiate l'una all'altra, e chi ne sottrae una fa diroccar la macchina. Se la Semiramide è stata lunga, qual'opera sarà breve? Nulladimeno che cosa non tenterei per compiacervi? Vi direi di più, le ostinate persecuzioni della mia testa non mi permettono impegni; sarei troppo inconsolabile di rappresentar la parte di Jommella.
Ai degnissimi monsignore Migazzi e duca di Santa Elisabetta vi prego di far presente il tenero e costante mio rispetto: io v'invidio la loro, come ad essi la vostra compagnia. Oh potessi pure una volta abbracciar di nuovo l'adorabile mio gemello! Ma come? Sono idee poetiche; ma pure io lo spero, quanto basta a nutrire un desiderio del quale non voglio privarmi.
Addio, caro gemello, amatemi, conservatevi, compatite la mia testa, e credetemi.
P. S. Ricapitai la vostra lettera al nostro Porpora, ed egli mi ha mandata l'acclusa sua risposta, senza dirmi altro: e senza dirvi altro ve l'incammino.
Il Sassone passò di qua due mesi or sono, mi parlò molto di voi, e con quella stima che vi è dovuta: si mostrò mortificatissimo che voi non abbiate risposto ad una o più lettere che asserisce d'avervi scritto. Io gli soggiunsi che non vi saran capitate, ed egli mi pregò di darvene contezza. Disimpegno la mia parola data ad un uomo che in questi casi esige molta considerazione non meno per il suo costume che per la sua eccellenza nell'arte.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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