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      A CARLO LORENZO GINORI - FIRENZE
     
      Vienna 6 Dicembre 1753.
     
      Quando i colti talenti e l'amabil costume di monsieur Saint Laurent non mel rendessero carissimo, il merito d'avermi procurato l'onore d'un veneratissimo foglio di Vostra Eccellenza basterebbe ad obbligargli tutta la mia più sincera riconoscenza. Duolmi che la troppo limitata facoltà di questa non seconderà le mie dovute premure: ma io mi studierò di condurmi seco in guisa ch'egli non possa mai attribuire alla volontà i difetti del mio potere.
      Felice me se qualche fortunato effetto della mia ubbidienza potesse stimolarla a continuare con l'onore de' suoi comandi le sospirate opportunità di dimostrarle la rispettosa e riverente stima con cui sono e sempre sarò.
     
     
     
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      A GIULIO VITELLESCHI - FERRARA
     
      Vienna 6 Dicembre 1753.
     
      Il nostro ammirabile Pasqualino ha dimorato altra volta in questa città dove è notissima la sua eccellenza e nell'arte e nel costume. L'esser egli caro a Vostra Paternità è la circostanza che fa il suo maggior elogio, e ch'io fin'ora ignorava. Procurerò al suo arrivo di fargli conoscere qual accrescimento d'amore e di parzialità gli abbia prodotto il voto d'un giudice così degno. Egli era già in possesso d'impadronirsi dell'animo mio con le sue corde seduttrici: ma ora procurandomi l'onore d'un veneratissimo foglio di Vostra Paternità esigerà per ragione ciò che per l'innanzi rapiva da me per diletto. Se le preghiere di Vostra Paternità non m'implorano dal Cielo un'eroica umiltà, io non mi sento capace di combattere la troppo vantaggiosa opinione ch'ella ha concepito del merito mio: la mia approvazione e l'amicizia sua sono effetti di quella, ed io non ho coraggio d'arrischiargli disingannandola.