Ho già circonciso il primo atto dell'Alessandro: oh che macello! Ne ho tagliati 266 versi e tre arie. Caro gemello, questo mestiere ingratissimo non si fa che per voi. Il farsi eunuco di propria mano è sacrifizio che ha pochi esempi: pur si fa, e si procurerà che non se ne risenta lo spettacolo se non con vantaggio. Voi non potete aver mai tanta voglia d'una mia opera nuova quanta ne ho io di farvela, e questo pensiero mi sta sempre presente; ma per non replicarvi tutta la filastrocca con la quale vi ho seccato altre volte, vi prego di riflettere che per il giorno della mia augustissima padrona si è qui rappresentata un'opera in Corte, ed è stata La clemenza di Tito. Voi non avete bisogno di commentario a questo testo.
Non ho mai dubitato che costì si sarebbe resa giustizia all'amabile carattere ed a tante invidiabili qualità del mio signor conte Migazzi: egli ha fatte prove di cotesto suo meritato ascendente sul core altrui in qualunque luogo ha dimorato: onde non mi sorprende l'invidiabil parte ch'egli occupa del vostro. Invidio lui, invidio voi, e compiango me che non posso fare il terzo di così bella società. Lo faccio però da lontano quanto posso: e vi son presente quando meno il pensate. Vi prego intanto di riverirlo, e di dirgli tutte quelle tenerezze in mio nome che possono andar d'accordo col dovuto rispetto ch'io professo alla degnissima sua persona.
Ho recati alla signora contessa d'Althann i cortesi vostri complimenti, e le sono stati al solito carissimi. Ella dice che se non ha fin ora risposto al suo bello, forte e grazioso signor nipote è colpa di lui medesimo; la sua lettera era degli ultimi d'agosto, e non giunse a lei in Moravia che ne' primi d'ottobre.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Alessandro Corte Tito Migazzi Althann Moravia
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