Può esser che la mia vivacità poetica mi renda così intollerante, ma fra noi altri gemelli vi dee essere un certo reciproco commercio d'indulgenza, e non dubito che mi perdonerete.
Il mio signor Quaglia, che mi avea promesso i disegni, non li ha portati fin'ora: ed io non voglio aspettar né men lui. Già vi dissi in altra mia che non mi valevo di lui per aiuto d'idee, delle quali né voi né i vostri subalterni avete bisogno: mi bastava d'avere abbozzi ne' quali io potessi notarvi i luoghi dove io scrivendo mi sono immaginate certe azioni principali: del resto subito che vi fosse chiaro il bisogno dipenderebbe da voi il valervi de' miei, o d'altri espedienti. Se una volta questo buon uomo (che veramente è occupatissimo ne' due teatri di città, ed in mille fanfaluche di Corte) avrà tempo di compiacermi, voi avrete gli abbozzi e ne farete l'uso che vi parrà più a proposito.
Sono avidissimo delle nuove di vostra salute: tanto più che le ultime che ricevei dal signor Ridolfi non corrispondevano ai voti della mia vera tenerezza. Conservatevi, caro amico: conservatevi a voi e all'amore e all'ammirazione di tutti i buoni. Sono così rari gli esempi di moderazione nelle vostre circostanze, che la vostra considerazione diventa interesse comune. Addio. Comandatemi, e non vi stancate di riamare.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 25 Febbraio 1754.
Mi funestano all'eccesso le vostre due lettere del 9 e del 13 del cadente con le minacce della perdita dei nostro buon padre. So le ragioni che vi sono per tolerarla con rassegnazione, ma sento che la macchina non se ne appaga.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Quaglia Corte Ridolfi Febbraio
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