Son tentato da Roma di fare una corsa alle paterne sponde del Tevere; e questa tentazione si rinforza a dismisura col vostro gentile invito, che mi chiama a partecipar de' divertimenti di Gorizia e dell'amabile vostra compagnia; onde non dispero che uno sforzo eroico non mi faccia superare i ritegni che mi trattengono. Che dirà il mio caro tenente maresciallo, quando gli sarà annunciato il mio arrivo? Abbracciatelo, vi prego, teneramente in mio nome: e lasciate che intanto io mi vada pascendo d'una idea così ridente che ancora immaginata è specifico per le mie ipocondrie. Passando sotto silenzio la vostra nera malizia di volermi prender per la gola, vi rendo grazie, riverita signora contessina, dell'obbligante memoria che conservate delle mie commissioni: memoria ben più degna di voi che di me. Io già vado masticando quei salumi che, apprestati da persona così intelligente, avranno tutte le qualità che desidereranno in essi i palati più eruditi: ed ho già la testa riscaldata di quel vino che provveduto sotto gli auspici vostri si risentirà del dolce e del piccante dell'amabile protettrice. Mi meraviglio che fra le qualità ch'io desidero del vino vi siate dimenticata della dolcezza. Chi potrebbe non desiderarla? È vero che non mi piace il dolce insipido, melato, che somiglia al siroppo: ma un vino sottosopra sul vostro fare è sicuro di contentare ogni bevitore anche difficile. Fra il bianco e il rosso io pendo per il bianco, ma le altre qualità decidono della mia scelta: mi dicono che un arcidiacono di Cormons ha qualche volta la compiacenza di vendere un suo vino detto Cividino, che si distingue da tutti; suggerisco, e non commetto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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