Mi sono carissime le vostre nuove, ed io me le procurerei più che frequentemente, se la turba seccatrice di tutti i matti d'Italia mi lasciasse ne' giorni di posta qualche momento da concedere a me medesimo. Io sono, caro amico, il bersaglio di tutte le zanzare di Parnaso: lascio cantare e ronzare a lor talento la maggior parte; ma quella che conviene pure ch'io rispetti mercé d'alcuni indissolubili legami della società civile, è più che sufficiente per assorbir fastidiosamente tutto il mio tempo e la mia pazienza. Compatitemi, che lo merito.
      Sono due mesi che avrei dovuto rispondere all'editor di Parigi, e non ho saputo trovare il momento. Sa Dio che dirà di me quel buon Crispino, e che cosa ne direte voi! Ma l'istoria non è più lunga. La stampa dovea darsi fuori nel mese venturo: ma temo che la mia involontaria lentezza l'avrà ritardata.
      Alla venerabile sacerdotessa ed a tutta la sacra e profana Filipponica famiglia mille tenerezze a mio nome. La mia salute non merita che se ne parli in male né in bene: onde abbracciandovi in fretta vi prego di riamarmi e di credermi.
     
     
     
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      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 27 Maggio 1754.
     
      La vostra del dì 11 del cadente mi avverte che non avevate ancora ricevuta la mia risposta al signor marchese Patrizi; a quest'ora sarete stanco d'averla letta e riletta. Spero che avrete rilevato quel Papa omnia potest e l'avrete fatto osservare al cavaliere. Affinché quando la Santità Sua abbia prurito di correggere il torto che mi han fatto i suoi antecessori, non pretenda ch'io compri le sue grazie con azioni poco lodevoli, e s'incarichi non meno de' miei comodi e del mio decoro che degli obblighi miei.