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      Non crediate già ch'io sia così gocciolone da imaginarmi possibile che costì si pensi su questo stile: ma è bene che voi sappiate come è dovere che si pensi a me nel caso di volerci pensare, altrimenti è meno ingiuriosa la dimenticanza che la memoria. Dalla ultima vostra lettera ho ragione di consolarmi della maniera di ragionare su questo punto, della quale non ero contento nelle antecedenti.
      A proposito di minchionerie sono più di nove mesi che mi avete mandata una rimessa d'Arie per la strada del signor Otto Emerano Amerani; e non ne sento nuova. Informatevi se potete in quali acque abbiano fatto naufragio. Questa lettera è scritta a mio fratello, onde basta ch'egli se ne istruisca, senza che ne faccia imprudentemente pompa. Addio. Amatemi, conservatevi e credetemi.
     
     
     
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      A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - SIENA
     
      Vienna 27 Maggio 1754.
     
      Mi rendete giustizia credendomi vostro, e mi fate torto se dubitate che la rarità delle vostre lettere possa indurmi a non credervi mio. Gli argomenti ch'io ho procurato di darvi della mia amicizia mi sono mallevadori della vostra, e diffido tutto il silenzio di Arpocrate a farmene dubitare.
      Carissima ciò non ostante mi è stata la vostra lettera, che con la sua aria festiva m'assicura che non meno il vostro morale che il fisico vostro non vi obbligano presentemente all'esercizio della pazienza: me ne congratulo non men con me medesimo che con esso voi, con cui io mi sono sentito a parte fin'ora di tutti i rigori della fortuna.
      Dunque dal teatro siete risoluto di saltar sul pergamo?


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Arie Otto Emerano Amerani Arpocrate