La favola è andata sino al gran servo de' servi, che me ne ha fatto scrivere dal marchese Patrizi. Egli è stato mio maestro nel tirocinio forense, e desidererei di rivederlo or ch'è divenuto maestro di tutti i fedeli: ma benché questo sia un desiderio della categoria degli onesti, io non posso secondarlo così alla cieca. Ho un milione di piccioli impedimenti, che uniti insieme diventano invincibili [come i crini della coda del cavallo Sertoriano]. Non ne perdo però la speranza, e se una volta sbuco, voi mi vedrete al vostro Formiano. Vi auguro messe più abbondante sul pergamo, di quella che avete raccolta da' vostri campi. Vi rendo grazie dell'affettuosa memoria che avete di me, e vi assicuro che la vostra generosa riconoscenza resta tanto indietro al mio desiderio di servirvi, quanto ne trascorre la facoltà. Addio, riamatemi e credetemi veracemente.
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AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO
Vienna 19 Agosto 1754.
Ora che saranno forse terminate le seduttrici combriccole del vostro Omate , dove so che avete adescata e incantata tutta l'Insubria, accettate in volto sereno i rispettosi abbracci del vostro Musa che crepa d'invidia considerandosi privo di quel piacere di cui siete prodigo a tanti.
Da sabato mattina siamo provincia. Le MM. LL, augustissime partirono alla volta di Praga, dove presentemente saranno. La principessa Carlotta di Lorena le seguiterà dimani mattina, e gli arciduchi ed arciduchesse si dissiperanno consecutivamente qual verso mezzogiorno, e qual verso settentrione.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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