La materia merita che non si passi leggermente, e particolarmente in Francia, dove al povero teatro (oltre il rischio che ha corso d'esser infamato ed oppresso dalla divota atra bile di Port-Royal) si è voluto addossare un rigorismo che non ha fondamento in alcun canone poetico d'antico maestro, a cui s'oppongono numerosi esempi di tragici e comici così greci come latini, e da cui è più visibilmente violata la legge del verisimile che dalla morale rilasciata. Non si trova né in Orazio né in Aristotile una parola sola intorno all'unità del luogo, e quando abbia a giudicarsi per induzione, non vedo perché dobbiamo creder giansenista intorno all'unità del luogo quell'Aristotile medesimo che intorno all'unità del tempo è arcipelagiano. Se dobbiamo regolarci con gli esempi, è facile di dimostrare che quasi tutte le tragedie o commedie greche e latine han bisogno di mutazione di scena, perché sia ragionevole il discorso degli attori. Cornelio ha osservata questa incontrastabile necessità nell'Ajace di Sofocle: io mi ricordo d'averla ritrovata nelle Nuvole d'Aristofane, nell'Ippolito e nell'Oreste d'Euripide ecc. E se io non fossi affatto privo di libri in questa campagna potrei accennarvi i luoghi e di queste e d'altre tragedie e commedie nelle quali è indispensabile o mutare scena o supporla mutata, o creder pazzo l'autore. Ma non più pedantismo per oggi. Il ritratto dicono che fa gran torto alle mie bellezze. Io sono incallito a queste detrazioni: anzi non mi dispiacciono le grida contro i difetti delle copie, come argomenti del contrario nell'originale.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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