Fate dunque in primo luogo che il Padre Procuratore di Montevergine sappia a qual segno io mi sento obbligato della sua efficace e solida, non vana e ufficiosa cortesia e quanto ardentemente desidero di rendergliene qualche contraccambio che stia in equilibrio con la medesima.
Adempito questo dovere, applicatevi con tutto lo studio a ritirare in Roma, "libero da qualunque appiccagnolo, e da qualunque futura cavillazione e vincolo, il presentemente invischiato capitale di ducati mille". Io, pur che si conseguisca sollecitamente questo fine, consento di buona voglia alla perdita di cento ducati che vi vien proposta. Non v'è perdita che mi sia sensibile per uscir di mano di quegli sporchi e affamati uccelli grifagni partenopei, degnissimi rampolli dell'insaziabile arpia Celeno. Autorizzate chi bisogna, pagate, perdete, ma liberatemi, e fatemi venire in mano del signor Argenvillières in Roma gli avanzi del naufragio. Se avete bisogno di qualche facoltà particolare da me, mandate minuta, e l'avrete: ma guardatevi di tirare in lungo questo noioso affare per delicatezza di economia; perché quanto più presto mi toglierete l'occasione di stomacarmi dell'umanità, tanto più mi crederò d'aver guadagnato a dispetto di qualunque discapito.
Argenvillières ha mandato il suo bilancetto che confronta perfettamente col vostro. Conservatevi, e credetemi.
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A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
Vienna 10 Febbraio 1755.
Mi giungono nel medesimo momento, non so per qual vicenda, due carissime vostre lettere, una del 14 decembre l'altra del 25 gennaio.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Padre Procuratore Montevergine Roma Celeno Argenvillières Roma Febbraio
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