L'ultima porta seco il bilancio de' nostri conti dal 1° luglio sino a tutto decembre passato: confronta perfettamente con quello di mio fratello, e non v'è il minimo errore: onde a tenore del vostro gentile avviso vi ho dato debito in conto nuovo di scudi ottocentotrentacinque e bajocchi sessantacinque e mezzo, dico scudi 835: 651/2 moneta. Ed ho sospirato di poter così felicemente mettere una volta in bilancio le molte partite degli obblighi miei, tanto superiori a' miei crediti, mercé l'indefessa vostra generosa amicizia.
In gran parte la seconda ed intieramente la prima delle sudette lettere non respirano che amorose sollecitudini per la conservazione della mia salute, ed io me ne compiaccio a tal segno che trovo in questa compiacenza il più efficace de' rimedi che affettuosamente mi consigliate. Ma, caro amico, le affezioni ipocondriache sono della spezie delle belle, che vuol dire capricciose: lo stesso mezzo che rende mansueta l'una inselvatichisce l'altra, e sfuggono egualmente dalle mani della ragione, che da quelle dell'esperienza. L'acido, per cagion d'esempio, del limone, antidoto per tanti, è visibilmente veleno per me. L'astinenza esattissima dal vino, che osservo da molti anni, parmi all'incontro che mi sollevi. I brodi lunghi introdotti per qualunque ingresso non mi hanno mai prodotto altro effetto visibile che l'incomodo dell'operazione. Sicché dopo ormai 10 anni di navigazione, trovo che o di buona o di mala voglia è inevitabile il secondare il vento, di cui s'ignora non meno l'origine, che il riparo.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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