La corona è un componimento del quale la fortuna ha ecceduto di molto le mie speranze. Non è mio vantaggio d'esaminarne il merito: e quando esso valesse ancor meno di quello che vale, io debbo almeno essergli grato d'avermi scoperto quanto sia considerabile il numero degli amici miei.
Addio. Riverite per me la venerabile sacerdotessa, abbracciate tutta la sacra e profana floridissima famiglia: riamatemi, conservatevi, e credetemi.
829
AL SIGNOR VANNUTELLI - ROMA
Vienna 10 Aprile 1755.
Confesso che mi ha divertito l'ufficiosa bile della quale ho trovata tutta fumante l'ultima obbligantissima lettera di V. S. illustrissima contro la povera Gabrielli. Io non mi son lagnato di lei: ella non mi ha offeso, e non ha la facoltà di farlo. Chi sarebbe mai così dolce di sale, che potesse chiamarsi offeso da un amabile rosignoletto che gli beccasse una mano? Renda, riveritissimo signor Vannutelli, renda la sua grazia all'innocente sua raccomandata, e sia sincerissimo ch'io non trascurerò occasione di convincer quella della mia stima: e V.S. illustrissima dell'impaziente desiderio d'attestarle con l'opera a qual segno io sono.
830
A FRANCESCA MARIA TORRES ORZONI - GORIZIA
Vienna 12 Aprile 1755.
L'amica e pietosa cura che vi piace di prender di me nella desolazione in cui mi trovo mi ha recata tutta la consolazione della quale io son capace, riverita signora contessina, in un caso nel quale la piaga è ancor troppo recente per soffrir senza esacerbazione la mano del medico istesso. Abbiam perduto ciò che non è possibile di racquistare, ed io ne risento ogni giorno le conseguenze in questo ormai per me popolatissimo deserto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Gabrielli Vannutelli
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