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      Appagate la mia sollecitudine informandomi dello stato non meno della macchina che dell'animo vostro. Come si trovi il mio, non potete ignorarlo, e dovete figurarvi altresì che non può non risentirsi anche la materia delle dolorose modificazioni dello spirito che la informa. Non so che cosa avrebbe fatto nel caso mio la filosofica insensibilità di quel Trasone d'Epitteto e di tutta la sua setta millantatrice: so che a me paiono (particolarmente oggi) fandonie degne di riso tutte le superbe sue massime: e che non sapendo arrossirmi d'esser uomo, non pretendo sottrarmi alle gabelle dell'Umanità. Compatitemi, amatissimo Fracastoro, ma vi supplico d'astenervi per ora di consolarmi: la ferita non è ancora trattabile senza esacerbazione.
      Poco dopo la presente avrete in Milano la nostra signora marchesa Pachecco, e vi prego dopo le dovute riverenze dirle a nome mio che la mattina della sua misteriosa partenza io sono stato alla sua porta e mi son trovato ingannato senza potermi lusingare di qualche dilicatezza nel motivo: onde non mi sento disposto a dimenticarmi così presto la burla. Datemene nuove senza dimenticarvi il gentilissimo suo compagno: abbracciate il mio caro generale e credetemi con la solita rispettosa tenerezza.
     
     
     
      835
     
      A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
     
      Vienna 28 Aprile 1755.
     
      Con lettera del 12 del cadente di mio fratello, pervenutami insieme con la carissima vostra della medesima data, ho ricevuto la fede del deposito ch'egli ha fatto in credito mio nella vostra cassa sotto lo stesso giorno di scudi cento settanta e baiocchi ottanta, de' quali a tenore del vostro avviso mi sono chiamato creditore nel nostro conto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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