Noi all'incontro (vedete che leggiadro contraccambio) ci occupiamo intanto a corteggiare ed ammirare il galante Alì Efendi internunzio del Gran Signore a questa Corte. Egli, a dir vero, contro il costume della sua nazione, è d'umor sereno, sociabile ed ingegnosamente cortese co' cortesi, e pungente co' pungenti. Ha dette cose non men nell'uno che nell'altro genere assai degne d'approvazione. Alla giovane principessa di Lobkowitz (per cagion d'esempio) che gli comparve innanzi in abito d'amazzone disse "che se la regina d'Ungheria avesse un paio di reggimenti composti di tali soldati diventarebbe in breve padrona dell'universo". Sollecitato giocosamente da una dama a comprar per il Gran Signore la bellissima contessa Marsini, rispose "che il suo padrone non era ricco abbastanza per poterla pagare". All'incontro a tre o quattro Gabrine che l'importunavano, per ostentazione di spirito, a dichiararsi a qual di loro getterebbe il fazzoletto, dopo averle ad una ad una attentamente esaminate, disse con profondo rispetto "ch'egli non si soffiava più il naso". E ad una dama, che con troppa vivacità chiamava abominabile il costume che permette ad un sol uomo l'aver tante mogli, replicò senza punto alterarsi: "che ogni paese ha i suoi costumi, e che non conveniva così subito condannarli, siccome egli non condannava quello che ha trovato nel nostro, dove ogni donna ha tanti mariti". Questi non sono i soli suoi spiritosi apoftegmi: ne corre per la città un numero incredibile così in stile eroico come bernesco.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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