Intanto addio. Amatemi e credetemi.
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A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
Vienna 8 Settembre 1755.
Vi secco, caro amico, ancor oggi per necessità: voi fra le vostre virtù avete gran provisione di pazienza e non è male ch'io ve ne faccia far uso.
Essendomi stato reso in Napoli un capitaletto di novecento ducati e trovandosi in Roma qualche picciola somma di mia ragione oziosa nella vostra cassa, ho pensato che come buon padre di famiglia, e non opulento, è mio dovere di non lasciar infruttuoso questo danaro. In Roma s'impiega con pazienza a poco più che al tre per cento, e qui subito al cinque. Onde ho risoluto di appigliarmi immediatamente al più utile partito. Vi supplico dunque di farmi sollecitamente rimessa in Vienna di tutto il denaro, del quale mi trovo creditore nella vostra cassa, dedottane la spesa d'una commissione di vino che ho data all'avvocato mio fratello, e trecento scudi romani che io desidero che rimangano in Roma nella vostra cassa per i bisogni eventuali della mia casa. Se la spesa del vino non è decisa si può lasciare per essa una somma discreta, ma perciò non trattenere la rimessa, come anche non credo utile il trattenerla per cercar qualche avvantaggio nel cambio, perché l'ozio intanto del denaro assorbisce tutto il frutto della diligenza. Spero, caro amico, che approverete la mia risoluzione, e che a seconda della vostra esperimentata parziale amicizia non vi ristuccherete alla frequenza degl'incomodi ch'io vi cagiono. Questi sono pensioni inevitabili degli animi benefici, coi quali la natura vi ha distinto nelle invidiabili qualità e del cuore e della mente.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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