Ha dunque supposto tanta moderazione nell'animo mio che bastasse a resistere ad una scossa da far crollar la fanatica fermezza di tutta la superba famiglia di Zenone. Di questo credito confesso di compiacermi, ed ardisco assicurarla senza rimorso di non essersi punto ingannata. Io non potrei senza una stolida ingratitudine essere immemore, non dirò della generosa amicizia, ma della tenerezza paterna, con la quale V. S. illustrissima e reverendissima e mi ha riguardato e mi riguarda. Io so che
strabonemAppellat paetum pater, et pullum, male parvus
Si cui filius est.
Onde io non misuro dal favorevole suo giudizio la grandezza del mio valor poetico, ma quella dell'amor suo, che non può essere mediocre, se giunge ad abbagliare un suo pari: ed io sono più geloso di questo, che avido della laurea d'Omero. Fra tante grazie di cui mi ricolma, mi consenta anche questa, Monsignor mio degnissimo, di credersi da me perfettamente corrisposta in questa parte, senza pregiudizio della giusta venerazione che esigono comunemente da tutti le altre sue superiori qualità.
La dottrina e l'ordine col quale ha ella fatta l'analisi del mio picciolo epigramma non mi ha sorpreso. Essa è quale dovea aspettarsi da chi unisce la scienza di maestro all'esperienza d'artefice. Mi ha ben consolato la fresca vivacità de' suoi pensieri e del suo stile, come argomento dell'ottimo e solido alloggio in cui l'anima sua tuttavia si ritrova, e della giusta fiducia che abbiano ancora per lungo tempo ad esserle care le sincere proteste di quel costante rispetto, con cui sarò fin che io vivo.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Zenone Omero Monsignor
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