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      Non mi rende Vostra Eccellenza giustizia accusando me d'immemore de' miei doveri. Ella sa che sono stato l'ultimo a scrivere, e che, malgrado la generosa bontà sua della quale sono in possesso, il rispettare il suo silenzio è per me il dovere più indispensabile. Per altro creda Vostra Eccellenza come cosa incontrastabile, che quello d'inchinarmi personalmente all'Eccellenza Vostra e di respirar per qualche tempo la tiepida aria nativa è uno di quei pochissimi miei desideri che han conservata la facoltà di tormentarmi.
      Si degni di assicurar della mia riverente memoria il degnissimo signor principe e la florida famiglia, e mi creda con l'antico inalterabile rispetto.
     
     
     
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      ALL'ABATE N. N.
     
      Vienna 15 Marzo 1756.
     
      Eguale alla stima che m'inspira il vostro talento è quella, signor abate gentilissimo, che credo dovuta alla vostra docilità: anzi questa seconda sente alcun poco della ammirazione, perché il difetto generale di noi altri poeti suol esser quello di crederci irreprensibili. Me ne congratulo sinceramente con esso voi non meno che delle felici vostre produzioni: e su questo solido fondamento ne attendo sempre migliori. Non mi meraviglio punto che vi siano rimasti in casa i vostri drammi, mercé l'universale corruttela de' teatri. I musici invece di rappresentare e parlare in musica suonano sinfonie con la voce, e le parole con questo stile sono divenute affatto indifferenti; e gl'impresari non han più bisogno di noi.
      Io non mi dimenticherò gli ordini vostri, ma desidero più che spero di eseguirli come vorrei.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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