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      La folla delle dimande indiscrete con le quali si è tentato di sorprendere la clemenza della nostra sovrana ha prodotta la necessità di non dar orecchio a richieste che non siano autorizzate da cotesto informato e vigilante ministro: sicché da lui conviene inevitabilmente che incomincino gli uffici: con una probabile sicurezza di ottimo esito, ove siano da lui favorevolmente ricevuti. Ei dirà forse (e dirà vero) che in materia di pura grazia gli è vietato di consultare: ma è vero altresì che non gli è punto vietato di proporre i suoi pareri nelle lettere private che egli scrive al signor conte presidente, e che queste ordinariamente vanno sotto gli occhi della sovrana. Uno di questi ministri, molto parziale della memoria del nostro signor don Orazio, dopo avermi detto tutto questo ha soggiunto che egli crederebbe meno difficile impresa l'ottenere qualche decente impiego nel censimento per il signor Marco, e che per suo avviso tutti i maneggi appresso cotesto signor conte Cristiani dovrebbero avere questo oggetto.
      Voi, Madame, che siete costì, potrete conoscer meglio di me il valore di questo consiglio. Io fra la compassione del vostro stato e la mortificazione del mio non trovandomi altre facoltà che desiderio e parole, appena ho coraggio di offerirvi quanto io vaglio, convinto di valer troppo poco.
      Vi rendo grazie d'aver pensato vantaggiosamente sulle disposizioni dell'animo mio. Abbraccio il caro vostro consorte, il signor Marco, e sono con la dovuta perfettissima stima.
     
     
     
      961
     
      A LODOVICO PRETI - BOLOGNA


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Orazio Marco Cristiani Madame Marco