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      M'insegni Vostra Eccellenza, che non vive certamente così scioperato come io vivo, di quale incantesimo si vaglia per trovar tempo da trescar con le Muse ed esserne così ben trattato. La leggiadra canzonetta che l'è piaciuto inviarmi è una prova dimostrativa del sovrano arbitrio ch'ella esercita sulle canore abitatrici di Parnaso. Si vestono esse or alla romana, ora alla veneziana, ora alla fiorentina a di lei talento, e rappresentano eccellentemente quel personaggio che a lei piace di prescriver loro. Che invidiabile prerogativa disporre di così oneste e vezzose fanciulle con quel despotismo che esercita il Gran Signore nel suo gineceo! Si figuri il dispetto di chi malgrado tanti anni di matrimonio le trova sempre ritrose come avviene a me. Ma io me ne vendico solennemente perché non faccio mai loro la minima carezza, e non le chiamo a me che negli estremi bisogni.
      Se avessi spazio da farlo, ciascuno degli epigrammi che mi ha Vostra Eccellenza trasmessi avrebbe il suo panegirico, ma nella fretta in cui scrivo le dico laconicamente che son tutti degni di Roma e di lei.
      Perdono alla sua parzialità l'espressione eccessiva di quello che ha scritto per il mio ritratto, che a dispetto di tutta la vanità poetica io sento di non meritare; è peraltro vero che le traveggole d'uno scrittore qual ella è a mio vantaggio, quanto son più visibili, tanto più mi assicurano della cieca amicizia che le cagiona e mi ricompensa generosamente del mio rossore. Ma così senza avvedermene sono già più lungo del mio proposito.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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