La mia fortuna troppo corrispondente ai meriti miei non rende molto considerabile l'offerta che vi faccio di quanto io vaglio: ma non è in mio arbitrio di defraudarla della qualità di cordiale e sincera. Addio, caro amico. Conservatevi e riamate il vostro.
     
     
     
      987
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 20 Dicembre 1756.
     
      Il grand'affare della vostra lettera dei 4 del corrente consiste ne' titoli da aggiungersi al mio nome nel noto elenco. Io sono del vostro parere, cioè di escludere ogni titolo, anche quello di poeta cesareo, e non dir altro affatto che l'abate Pietro Metastasio cittadino romano, e nobile della città d'Assisi. Chi non mi conosce pel mio nome, non mi conoscerà per quello d'una ventina di Accademie, e cose simili.
      Se si fa la seconda ristampa corretta della Nitteti, non vi dimenticate di farne capitare una copia al Bettinelli, e prepararmene una mezza dozzina per darmele colla prima occasione che si presenterà, che ci risparmi il porto. Addio. Guardatevi dal freddo. Amatemi, e credetemi.
     
     
     
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      A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - SIENA
     
      Vienna 20 Dicembre 1756.
     
      Voi non potete ignorare, caro Pasquini, le circostanze nelle quali si trova l'imperatrice regina. Voi sapete che, per non essere ingoiata dal suo avido vicino, è in necessità d'avere, ed ha in effetto in campagna 160 mila uomini di sue sole truppe, senza contare un solo alleato, e senza far motto di 70 o 80 mila, sparsi in tante e tante guarnigioni. Sapendo ciò, dovete immaginarvi quali sforzi debba fare un erario nel quale non concorrono tutte le rendite de' suoi antenati, che non han mai fatta la metà di questa spesa; eppure con tutte queste notizie ricorrete per acqua a quest'esaustissimo fonte: prova indubitata della violenza del vostro bisogno, efficace a penetrarmi di compassione, ma non ad ispirarmi coraggio per un'istanza, che, senza produrre a voi l'utilità del soccorso, meriterebbe a me il giusto titolo d'indiscreto.