Mi sarebbe stata più cara la dotta analisi ch'ella fa dell'anima e del corpo nell'erudita sua lettera se le fosse piaciuto di scendere alcun poco al suo particolare, e secondare la tenera mia curiosità informandomi dello stato della sua macchina e dell'animo suo: non potendo ella ignorare senza ingiustizia la mia sollecitudine e per l'una e per l'altro. È vero che a seconda delle regole il suo silenzio è ottimo segno: ma è verissimo altresì ch'è una specie di crudeltà l'obbligarmi a ricorrere agli argomenti.
Dopo avermi V. S. illustrissima assalito con versi estemporanei fino nelle mie camere non so come spiegare la division de' confini ch'ella propone nella sua lettera fra le Provincie delle nostre occupazioni. Io so che non posso né ardisco di fare un passo nel suo terreno: ma mi ricordo che quando gliene viene talento ella passeggia francamente nel mio: onde senza impegnarmi a venire alle mani le trascriverò un'ottava della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, che troverà verso il fine del canto 11:
Artino al grand'Erotino che nacqueLà dell'Adige in riva invia salute:
A cui dell'erbe e delle nobil'acqueOgni arcano è palese uso e virtute.
Caro alle Muse ancor: ma si compiacqueNella gloria minor dell'arti mute:
Sol curò torre a morte i corpi fraliE potea fare i numi anco immortali.
Se disapprova qualche cosa in questi versi, se la prenda col signor Torquato: e recando i giusti sentimenti di stima e di riconoscenza a nome mio a tutta la gentil sua famiglia, mi creda a qualunque prova.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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