La clemenza con la quale riguardano me e gli scritti miei cotesti adorabili sovrani è certamente effetto de' cattivi uffici del malevolo mio gemello. Pazienza, Dio gliel perdoni. Vi prego, riveritissimo signor conte, di lasciargli in questo innocente errore, che tanto giova a me senza far danno ad essi. La vostra delicata sincerità non vi obbliga a disingannarli. Non si mentisce tacendo il vero: basta non asserire il falso.
Orsù. Prima di venirvi affatto in saccoccia sarà ben fatto lasciarvi in pace. Mi ci riduco di mala voglia, ed a patto che non vi stanchiate di amarmi e di credermi con la più sincera e rispettosa stima.
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A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
Vienna 14 Marzo 1757.
Rispondo un poco più tardi di quello che avrei voluto alla carissima vostra dello scorso febbraio, perché ho fondato più sulla vostra che sulla discretezza di una quantità di seccatori, a' quali dovea risposte di lettere ripiene di nulla, e che non posso trascurare a mio marcio dispetto. Sappiate che io sono il bersaglio di tutti gl'insetti di Parnaso; vengono settimane ch'io maledico l'inventor delle poste, e lo manderei con tutto il cuore in una bolgia di Dante a dar di naso a quel diavoletto, che facea trombetta, voi sapete di che. Ma siamo in giorni di penitenza, onde raffreniamo l'irascibile, e prendiamo questa persecuzione in espiazione de' nostri poetici peccati.
Se la mia Nitteti ha trovato grazia dinanzi a voi, me ne congratulo seco, ed a voi ne so buon grado come d'un nuovo argomento dell'amor vostro, che si propaga sulle mie produzioni.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Dio Marzo Parnaso Dante Nitteti
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