Ma non saprei in buona coscienza attribuirmene la minima porzione.
Da molte parti mi vien notificata la disgrazia del Creso, ma Roma non dovrebbe essere giudice così rigoroso. Il mestiere è difficile, e tanto rigore disanima quelli che forse potrebbero riuscire.
Non mi distendo in ringraziamenti, perché vi seccherei senza spiegarmi abbastanza. Riamatemi, comandatemi, conservatevi, e credetemi con riconoscenza eguale alla stima.
1002
A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
Vienna 4 Aprile 1757.
Con gentilissima vostra del 19 dello scorso marzo ricevo la notizia del nuovo deposito fatto nella vostra cassa a conto mio di scudi 165 e baiocchi 85 di moneta per mano dell'avvocato mio fratello, ed a tenore dell'avviso ve ne ho dato debito ne' nostri conti.
Nel rendervi le più vive grazie dell'esemplare vostra diligenza, mi approfitto dell'occasione di abbracciarvi teneramente, e di pregarvi a darmi prove della continuazione della preziosa vostra amicizia con qualche comando proporzionato all'efficacia mia. Mentre con la dovuta rispettosa stima mi confermo.
1003
A GIOACCHINO PIZZI - ROMA
Vienna 14 Aprile 1757.
La rara qualità di zefiretto del vostro raccomandato monsignor Terade convien che ceda appresso di me alla distinta benemerenza di avermi procurato una vostra lettera e l'obbligante dono del libretto, che mi è giunto gratissimo, e come vostro e come pegno dell'amicizia di cui vi piace onorarmi. Non v'ingannate, caro signor abate, promettendovi da un artefice quella discretezza della quale ha egli tante volte avuto bisogno e che non possiamo sperare da un popolo spettatore, e che delle infinite difficoltà della dura provincia teatrale non conosce se non se quelle che non ci riesce di superare.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Creso Roma Terade
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