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      Voi mi direte (e mi par di sentirvi) che a ventre pieno si predica bene il digiuno: ed io vi dico che tutti abbiamo di che meritar compassione, benché non tutti se ne compiacciano. Per me (sia moderazione o superbia) confesso sinceramente che sfuggo quanto posso di trovare nel compatimento altrui le prove della miseria mia, che vorrei dissimulare a me stesso. Ma di morale abbastanza.
      Il signor conte di Richecourt (che questa notte è partito alla volta di Firenze) mi disse già alcune sere sono di proprio moto che credeva fatto il vostro affare, poiché non mancava che la firma dell'augustissimo padrone, della quale non poteva dubitare secondo le disposizioni nelle quali egli l'aveva messo e lasciato. L'imperatore è in Boemia, onde io per ora non posso saperne di più. Anzi, se la cosa è fatta, ne sarete forse informato prima di me. Sospendete il vostro rendimento di grazie al signor conte suddetto finché non sappiate canonicamente che la grazia sia sicura, perché mi parve di conoscere che ei non fosse d'avviso che io ve ne avvisassi preventivamente. Se mai questo pomo maturo avesse bisogno d'altra scossa per farlo cadere dal suo ramo, io mi varrò del braccio del conte di Losi. Addio; riamatemi, e poi conservatevi. Non armate le disgrazie del vigore del vostro ingegno.
     
     
     
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      A DANIELE FLORIO - UDINE
     
      Vienna 20 Agosto 1757.
     
      Fra le moltissime aggradevoli conseguenze del trionfo del nostro savio e valoroso maresciallo Daun, è stata per me una delle più sensibili l'occasione che ha somministrata al mio degnissimo signor conte Florio di accrescere fregi co' suoi elegantissimi componimenti al Parnaso italiano, e di onorar me di sue lettere.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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