Ma, lode al Cielo, le avea conservate, le ho rinvenute, e ve le rimando. Pure non posso, caro gemello, trattenermi di dirvi che voi siete troppo buon cristiano: e che date troppo peso alle follie delle nostre Ninfe tragicomiche, che non meritano se non riso: o al più compassione. Desidero che la nostra signora Gabrielli sia l'eccezione della regola. Ella mi commette di riverirvi: e protesta che voi sarete la sua Cinosura: ed ambisce e sospira che voi vogliate accettarla per vostra pupilla.
Non vi ho scritto da lungo tempo, parte per non seccarvi sul niente mentre vi sapevo occupatissimo, parte perché aspettavo di momento in momento il tabacco: e parte perché la mia pertinace flussione negli occhi (che si è umanizzata, ma non è finita ancora) mi avea reso molto penoso il leggere e lo scrivere. Ed è mia qualità invidiabile che quando un malanno mi si mette indosso non trova la strada d'abbandonarmi: vedete quanto è amabile la mia compagnia.
Le mie Muse più pettegole che mai appena vengono a vedermi, tirate per i capelli quando ho bisogno di loro per le mie serenissime padroncine, che tutte si son date alla musica. Per altro, s'io avess'incontrato un soggetto che mi solleticasse le farei venir malgrado loro per secondare lo golìo del mio gemello. Ma dopo aver tanto scritto, non è facile il trovare soggetto che non mi esponga ad incontrarmi con me medesimo. Nulla di meno voi mi state nel core: penso a voi; e quando vi dirò ti prometto amor sarà legge inviolabile. Intanto scusatemi delle picciole cose; esse costano quanto le grandi, perché il duro sta nell'invenzione e non nel numero de' versi: e poi non fanno lo stesso onore.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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