Ma non più morale. Dicono che concilia il sonno; e particolarmente alle belle donne. Leggete dunque questa lettera quando non potete dormire.
Voi vorreste tener viva la nostra controversia ed addossarmi la colpa per la quale di quando in quando zoppica il nostro commercio: ma quale sarebbe quel temerario che ardisce proporsi di convincere una signora? Io non son certamente quello: anzi protesto che confermandomi con tutti i discendenti mascolini del padre Adamo rispetto le stravaganze ed i capricci non che le ragioni del bel sesso.
Abbraccio teneramente il mio caro signor tenente maresciallo e mi congratulo con voi dell'affettuosa giustizia che rendete all'amabile suo carattere. Rendetela ancora alla costanza dell'ossequio mio, e credetemi.
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AD ANNA FRANCESCA PIGNATELLI DI BELMONTE - NAPOLI
Vienna 29 Dicembre 1757.
Mi onorano e mi consolan sempre egualmente i venerati caratteri di Vostra Eccellenza, ma quelli che mi furon resi ier l'altro dal signor Gio. Battista Mancini aggiungono al solito anche l'altro sensibile piacere di veder verificate le mie speranze, che mi promisero profeticamente questo sospirato vantaggio nel primo momento in cui seppi che un maestro di musica dovea condursi da Napoli a questa Corte. Una così sicura fiducia, che sarebbe in altri temerità, non è in me che un necessario effetto della costante generosa parzialità dell'Eccellenza Vostra a mio riguardo: parzialità della quale non mi è permesso diffidare senza taccia di sconoscente.
Nelle due volte che ho veduto il signor Mancini Vostra Eccellenza ha fornita tutta la materia de' lunghi nostri ragionamenti.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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