Non so spiegarvi qual sarà e qual sia l'impazienza mia sino al venturo ordinario. Benché la cara vostra lettera mi riempia di ottime speranze, voi sapete per prova quali siano i moti del cuore d'un fratello. Addio, amico adorabile. Che cosa potrei far io mai per voi? Comandatemi, conservatevi, e credetemi, ma veracemente.
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AI SIGNORI DEL MAGISTRATO - ASSISI
Vienna 11 Settembre 1759.
Il sensibilissimo dispiacere di non poter approfittarmi del generoso invito delle Signorie Vostre illustrissime al divoto poetico lavoro, mi amareggia tutto il contento che dovea ragionevolmente recarmi la distinta parzialità che me l'ha presentato. Fin dai primi anni ch'io mi trovai fortunatamente sollevato ai servigi di questa cesarea Corte, potendo bastare appena al continuo esercizio del mio impiego fui costretto a sottrarmi a qualunque straniera richiesta, e nell'atto che io scrivo sono sotto al peso d'un recente arduo comando della mia padrona augustissima, coll'esecuzione del quale sta già male in equilibrio e l'età e la stanchezza mia; onde sarebbe temerità inutile l'avventurarmi ad altre imprese. Il danno, ch'io soffro, della mia fisica insufficienza esige più compatimento che perdono. Io spero ed imploro il primo dalla benigna equità delle Signorie Vostre illustrissime unitamente alla continuazione di quell'invidiabile favore che mi ha degnato compagno e che mi farà essere, finché io viva, col più riverente rispetto e con la più ossequiosa riconoscenza.
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A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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