Spiacemi che il mio tenor di vita filosofica non mi mette facilmente nell'opportunità di comunicar con la Corte o co' suoi seguaci; e particolarmente ora che avendo io vaiuolo in casa son considerato come appestato almeno per sei settimane da tutti coloro che son rapiti nell'orbita di quel vortice luminoso. Ho osservata la variazione del sonetto delle Amazzoni, ho ammirata la sua compiacenza e mi sono arrossito della libertà con la quale io le scrissi il mio sentimento. Gliene dimando scusa, in grazia della parzialità che ne fu cagione.
Sull'affare dell'imprestito alla Corte, risposi diffusamente nella mia antecedente. Siamo, illustrissimo signor conte, nella nave medesima, e sento che fra giorni mi verrà l'altra dimanda di mille fiorini: ed io che non voglio perdere inutilmente i maneggi, le suppliche e le rimostranze, penso con inevitabile rassegnazione a guarnir de' mezzi necessari la mia ubbidienza: e sento minor mortificazione nel portare un peso così sproporzionato alle mie spalle, che nel considerar la mia insufficienza nelle occorrenze degli amici del Suo valore.
Si conservi alla gloria del Parnaso italiano e mi creda sempre con la dovuta rispettosissima stima.
1110
ALL'ABATE FREDDI
Ho letto con sommo piacere e con la solita ammirazione il bel sonetto del mio riveritissimo signor conte Florio, e siccome per la poesia lo stimerei degnissimo d'esser presentato, così per molti riguardi politici stimerei il contrario: non parendomi che possa riuscir grato un componimento nel quale il re di Prussia è trattato da Ercole, e le vincitrici da Amazzoni spogliate del cinto, che han sofferto scorno e che non si difendono da così celebre e glorioso nemico come era Alcide se non che per assistenza divina.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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