Rallegratevene di nuovo seco a mio nome, dopo averlo distintamente riverito. Ed insieme con la buona sacerdotessa credetemi costantemente.
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AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO
Vienna 30 dicembre 1759.
Fra le pubbliche obbligazioni che abbiam tutti in comune al nostro invitto Daun io gli professo quella in particolare d'avermi procurata una gentilissima lettera del mio venerato Fracastoro: il di cui lungo ed ostinato silenzio mi faceva ondeggiar fra i dubbi, se fosse questo un sintoma podagrico, o se qualche mio fra tanti finalmente da lui scoperto demerito mi avesse intiepidita l'antica sua tenera propensione. Mi ha liberato il suo foglio da questo ultimo fastidiosissimo tarlo; ma mi ha all'incontro assicurato del primo con la rincrescevole descrizione degli insulti che soffrono tutte le sue membra fra le indiscretezze d'una pertinace flussione. Per sollevarmi da questa idea che mi opprime, rileggo la vivace sua lettera, e trovo in essa incontrastabili argomenti d'un animo vigoroso che non si risente ancora dell'incomodo alloggio in cui si trova; onde me ne congratulo seco e con me medesimo.
Come mai potete imaginarvi, veneratissimo Fracastoro, tanta temerità fra la gente di Vienna, che si proponga l'invasione di Berlino? Credete che qui non vi siano persone prudenti come a Milano? Le sole magistrali ritirate (delle quali ha voluto unicamente far pompa in queste due ultime campagne il nostro nemico) bastano per non lasciarci esposti a tali tentazioni. È vero che Daun ha avuta l'audacia di batterlo, di scacciarlo, di sorprenderlo, di far deporre le armi ad un suo esercito intiero: senza esserne stato mai né pure leggermente punito; ma qui entra l'assistenza del Cielo, ed il capriccio della fortuna.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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