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      Non può chiamarsi a buona equità sfortunato chi nel corso di questa misera vita ha la rarissima fortuna d'aver trovato un buono e vero amico. Addio, caro abate, conservatevi, non vi stancate di riamarmi, ch'io non cesserò mai d'essere.
     
     
     
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      A FRANCESCA MARIA TORRES ORZONI - GORIZIA
     
      Vienna 2 Settembre 1761.
     
      I miei meriti appresso di voi, gentilissima signora contessa, son come quelli de' Giansenisti, poiché son dono puramente gratuito, senza che io abbia mai avuta né speranza né facoltà di procurarmeli. Ma già che vi piace di tenermene conto, non è mio interesse l'affannarmi a disingannarvi: ed è un piacer senza pari il far tesoro di crediti senza impiego de' capitali. Auguro al mio caro ed onorato signor tenente maresciallo (che divotamente riverisco e teneramente abbraccio) una lunga e florida perseveranza nell'ottima salute e nel buon umore che, secondo le vostre relazioni, ha riportato al suo nido: voto che include quello della felicità di tutta l'amabile vostra famiglia.
      Vorrei esser atto a servire il caro signor contino vostro figliuolo, e per genio e per debito: ma il suo soggiorno, l'ordine di vita al quale egli è obbligato e quello a cui mi costringe la mia scomposta macchinetta non mi permette di vederlo con quella frequenza ch'io mi augurerei. Ma con tutto ciò non passa giorno ch'io non abbia minuti ragguagli di lui, e che non si facciano sul suo conto fra il degnissimo monsignor Perlas e me serie ed affettuose riflessioni. Nell'ultimo caso, di cui sarete pienamente informata, abbiamo usata seco tutta la più delicata discretezza.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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