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      Addio. Preghiamo il Cielo che continui questa influenza: ed intanto conservatevi con la sirocchia e credetemi.
     
     
     
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      A FRANCESCA MARIA TORRES ORZONI - GORIZIA
     
      Vienna 14 Ottobre 1761.
     
      Son gratissimo all'ozio ed alla solitudine di Elberg, che diradando la folla delle idee cittadine mi ha procurato un poco di luogo onde affacciarmi per qualche momento alla memoria della mia riveritissima signora contessa. Desidero che possiate costì approfittarvi de' piaceri autunnali più di quello che a noi si concede: poiché qui siam passati di salto dalla state all'inverno, e quasi tre settimane di possesso ci fanno ormai temere che per quest'anno non vi sia più da far conti su l'autunno. Questa irregolarità favorisce l'indiscretezza de' miei cancherini, che han ricominciato ad imperversare e mi obbligano a far l'eroe quando son fra' viventi, per non punir gli amici innocenti, con le mie querele, dei delitti del mio mal composto individuo. Ma, riverita signora contessa, non potete imaginarvi qual maledetto mestiere sia quello di far l'eroe: particolarmente quando dura sì lungo tempo. Mi rallegro che i passaggieri cancherini del mio caro ed onorato signor tenente maresciallo (che abbraccio, amo, stimo e rispetto) dipendano da cagioni esteriori: onde per conseguenza ha la facoltà d'evitarli; ma il mio molino non è suscettibile di correzione senza la mano del Primo Artefice.
      Parte per colpa della mia macchina non atta a mettersi in moto quando a me piace, parte per l'ordine contrario di vita che si tiene nell'Accademia militare rispetto a quello di tutta la città, e parte per il poco o comodo o tempo o volontà del mio caro contino di farsi vedere, io non ho avuto se non due volte per momenti questo contento da che il mio riverito signor tenente maresciallo ci ha abbandonati.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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