Orsù addio. Il piacer di cicalar con essovoi non mi facca ricordare che ho ancora a trarmi gli stivali. Conservatevi, amatemi e credetemi.
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A GIROLAMO THEODOLI - ROMA
Vienna 8 Marzo 1762.
Il primo specifico al quale ricorro per ristorarmi da' disagi d'una gravidanza e d'un parto poetico ormai per me fuori di stagione, è l'invidiabile piacere di confabulare alcun momento con V. S. illustrissima, autorizzato a questo ardire dalle replicate asserzioni dell'avvocato mio fratello, che lusingando la mia rispettosa tenerezza e la mia ragionevole vanità mi assicura che a dispetto di così lunga separazione mi consente ella tuttavia un caro ed onorato luogo nella parziale sua ricordanza. La mia a suo riguardo, invece d'indebolirsi, ha acquistato con lo scorrer degli anni (come il Massico ed il Falerno) maggior chiarezza e vigore. Le profonde tracce impresse da tanto tempo nell'animo mio, non solo dall'eccellenza del suo carattere, della sua mente e delle sue cognizioni, ma dalla sua persona medesima, e da quanto la circonda, non han sofferta ancora la minima alterazione. La sua campagna, la sua biblioteca, le dotte sue adunanze, i tratti del suo viso, il suono della sua voce son così vivi ancora nella mia tenace e fedel fantasia, ch'io farei certamente di bei ritratti, se la mia al pari della sua mano avesse egual familiarità con la matita che con la penna. Oh quante volte, veneratissimo signor marchese, ho sospirato la sua vicinanza! Obbligato dal mio impiego a coltivar piante di Parnaso in terreno eterogeneo, avrei ogni momento bisogno d'amico, esperto e sincero giudice per assicurarmi che non si risentano le nuove mie produzioni delle straniere qualità del clima nel quale a forza germogliano.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Marzo Massico Falerno Parnaso
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