Le cantatrici son troppo grandi, ed ogni picciolo incomodo basta per arrestar la rappresentazione. L'arciduchessa nuora abortì alcuni mesi sono, ed ora è nel principio d'una nuova gravidanza, onde il mio lavoro dorme placidamente nel gineceo e sa il Cielo quanto vi dormirà. Quando giunga a destarsi e veder la luce, io non trascurerò di procurargli le amorevolezze del mio riverito signor Damiani, cui rinnovando intanto le proteste della mia vera amicizia, mi dico al solito.
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A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - SIENA
Vienna 5 Settembre 1736.
Ricevo quasi nel medesimo momento, e per la posta, la vostra del 22, e da questo monsignor nunzio la lettera della gentilissima signora Livia del 1° dello scorso agosto. Non rispondo a quest'ultima perché voglio prima leggere e rileggere a mio bell'agio l'annessa Tomiri, e compiacermene senza fretta. Intanto prego voi di riverirla distintamente a mio nome e dirle ch'io le sono sensibilmente grato d'avermi comunicati i suoi lodevoli poetici sudori, e che le darò conto fra breve del piacere che già mi prometto nel gustarli ed ammirarli: poiché son sicuro di non incontrar cosa che non mi sodisfi in un lavoro d'una illustre sacerdotessa favorita dal nostro arciprete Apollo, e passato sotto la vigile censura d'un canonico benemerito della stessa mia colleggiata. Ditele di più ch'io ho parlato con uno dei membri principali di questo supremo Consiglio di Toscana: ed ho verificato che il signor fratello di lei non è certamente nominato per la cattedra della Matematica: anzi che parmi aver compreso dalla maniera di parlare che già sia predestinato a quella altro soggetto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Cielo Damiani Settembre Livia Tomiri Apollo Consiglio Toscana Matematica
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