Il dottissimo mio maestro Gravina, che adorava il grande del Petrarca, non lo accusava di quella ruvidezza che, a dispetto del delicato gusto di quell'insigne poeta, pur comparisce di tratto in tratto negli ammirabili scritti suoi, per colpa, come già dissi, del secolo; ma si scatenava contro coloro che unicamente a quella appunto ne imitano, ed a' quali sta bene l'invettiva di Marziale:
Attonitusque legis terrai frugiferai,
Accius et quidquid Pacuviusque vomunt.
Se Orazio e Virgilio avessero così miseramente seguitate l'orme de' loro predecessori, non sarebbero così limpidi ed armoniosi, ma insieme con l'oro d'Accio, d'Ennio, di Pacuvio e di Lucilio, avrebbero a noi trasmesso anche il limo di quelli. Ma così fino discernimento non è dato agl'ingegni dozzinali, per i quali è troppo pericolosa l'imitazione degli antichi nostri maestri. Può ben vantarsene il degnissimo autore del nostro Canzoniere, che, fornito della delicatezza del pensare del Petrarca e abbondante di cose e non di parole, ha saputo vestir la sacra sua Musa, come una nobile e matura matrona, d'abiti convenienti alla seria sua dignità, e non come una festiva fanciulla, di frange, di piume, di merletti e di fiori. Si compiaccia di congratularsene seco a mio nome, e procuri d'inspirare in lui a mio vantaggio la stessa bontà ed amicizia della quale ella mi onora; ond'io possa protestarmi con la medesima dovuta inalterabile stima.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 3 Ottobre 1763.
Alla vostra del 17 settembre non farò lunga risposta: ho carestia di materia ed abbondanza di pigrizia.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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