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      Vienna 26 Marzo 1764.
     
      L'ultima vostra lettera del 5 del corrente mi ha veramente consolato. Dallo stile festivo e sereno che la colorisce da capo a fondo, comprendo che siete finalmente pervenuto a scuotere dall'animo quella maladetta fuliggine che l'ha per così lungo tempo adombrato. Me ne congratulo con esso voi come d'una impresa che si accosta all'eroismo e della quale molti non son capaci. Abbiamo infiniti esempi di barbassori venerati dal mondo come modelli di prudenza e di sapere, che si son lasciati sommergere da tempeste e peripezie assai meno violente delle vostre. Viva dunque il mio caro gemello, che ha saputo farsi conoscere egualmente superiore sia alle lusinghe che ai capricci della fortuna, e che, senza essersi invecchiato nei licei, sa meglio di quelli che professano filosofia dare il giusto prezzo alle felici o sfortunate vicende e non ha bisogno dei puntelli scolastici per tenersi dritto ed immobile alle scosse di qualunque vento. Il Ciel vi benedica e vi conservi con questa savia situazione per un altro mezzo secolo almeno.
      Il nostro Majo è giunto da molti giorni, ma non l'ho veduto che una sol volta, e tardissimo. L'ho accolto con quell'affetto ch'io non posso negare alle persone amate da voi, e delle quali il merito è già universalmente conosciuto: né lascierò sfuggirmi occasione alcuna di servirlo, in quanto si stende l'angusta circonferenza della mia limitata facoltà. Il bello dell'affare si è che non solo io non lo veggo appresso di me, ma ignoro altresì perfettamente il nascondiglio dove egli impieghi l'ozio in cui finora si trova.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Marzo Ciel Majo