Dissimulatevi voi i vostri, per quanto potete: io non mi do per inteso de' miei: così si tira innanzi, e si fan le fiche alla fortuna. Addio, riamatemi come solete, e credete che a dispetto di tutte le nostre tarantelle voi sarete sempre il mio caro, ed io sarò il vostro.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 27 Agosto 1764.
Il progresso così lento del vostro ristabilimento, che mi andate descrivendo nell'ultima del dì 11 del corrente, indica chiaramente che la scossa non è stata così leggiera come voi avete preteso di farmi credere nelle due prime, nelle quali mi davate parte de' vostri incomodi. Il carattere per altro un poco incerto e confuso, più sincero di voi, non mi lasciò la tranquillità che volevate voi procurarmi. Vedo, lode al Cielo, che la tempesta è passata, ma non vi fidate però. Andate adagio e non fate il bravo così presto. Soprattutto un poco di regola, più che qualunque medicamento, dee essere ormai la vostra indivisibile compagna. Il disordine ruina le macchine le più solide: or pensate le nostre che sono deboli e logore. Voi ne avete commesso uno solennissimo col vostro itinere tusculano nella più ardente stagione dell'anno: errore a pena perdonabile all'involontario capriccio d'una ninfa isterica. Ma l'avete pagato, ed io lo conterò fra gli avvenimenti vantaggiosi se vi renderà più cauto in avvenire. Al nostro adorabile monsignor governatore, quando potrete, rendete presente il mio vero rispetto. Abbracciate con la medesima condizione il garbatissimo signor abate Leoni ed il suo non men che mio serenissimo abate Stanitz, pregandolo che mi mandi alcun poco della sua invidiabile tranquillità. Addio.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Agosto Cielo Leoni Stanitz
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