Mi raddolcisca V. S. illustrissima e revendissima questa amarezza con alcun altro suo comando: e mi creda nel caso presente più degno di compassione che di scusa: se pure vuol render giustizia alla venerazione e al rispetto con cui sono.
1422
A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 6 Maggio 1765.
Sono santissimi i consigli e l'esortazioni vostre, espresse nell'ultima del 20 del caduto aprile, per rendermi più agevoli le mie eterne occupazioni; e se questi non conseguiscono il fine d'alleggerirmi, mi consolano almeno come sforzi dell'amor fraterno, che mi soccorre come può. Ma il fondo dell'affare si è che l'anima nostra è imprigionata in un carcere materiale, delle alterazioni di cui si risente nelle sue operazioni: che questo carcere non diventa per lei più comodo invecchiando: che siamo vasi d'una capacità limitata, e che quando questo povero vaso ha fornito materiali per riempire di fanfaluche (che per altro sono invenzioni) ben dieci non piccioli volumi, è meraviglia che non sia vuoto ed arido affatto. L'uso e l'esercizio rende più facili gli altri mestieri, ma non già quello dell'inventare: nel quale anche il ricco artista esaurisce operando il suo magazzino, ed aumenta ogni giorno di propria mano il pericolo d'incontrarsi con se medesimo. Or ditemi se vi pare ch'io non sia jam rude donandus. La mia augustissima padrona non vuol crederlo ancora: e suppone effetti del mio inalterabile vigore quelli del mio zelo, che, per corrispondere alla clemente parzialità di cui costantemente mi onora, risveglia o più tosto produce in me quella facoltà che dovrebbe, se non estinta, esser molto ormai indebolita.
| |
Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
|
|
|