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      AL SIGNOR GADINI - ROMA
     
      Vienna 9 Dicembre 1765.
     
      Il gentilissimo foglio del 23 dello scorso novembre ed il leggiadro componimento de' quali ha voluto onorarmi l'obbligantissimo signor Gadini, meritano ed esigono da me la più viva riconoscenza ed il più esatto contraccambio di parzialità. Sono convinto dal primo a qual segno egli sia prevenuto a mio favore, ed ho conosciuto nello stile, nelle invenzioni e nella felicità del secondo di quai talenti gli sia stata cortese la natura. Non mi diffondo nelle lodi e nelle speranze de' progressi poetici che potrebbe egli e pretendere e concepire, per non accrescere asprezza al consiglio che senza taccia di scortese io non posso negare alle sue richieste, e che senza una specie d'ingratitudine, anzi di tradimento, io non posso dar che sincero.
      Sappia in primo luogo, mio caro signor Gadini, che s'io fossi nell'età in cui si delibera sulla scelta del cammino da tenersi nel corso della vita, a dispetto di tutta la fortuna de' miei poetici lavori, non eleggerei certamente quello del Parnaso: sono troppo rari, scarsi ed incerti i frutti di così faticoso viaggio, anche per quelli che giungono fin sulle cime del medesimo. Non so come si trovi chi ardisca sacrificarsi ad un'arte che non soffre mediocrità ed in cui è pessimo tutto ciò che non giunge all'ottimo; ad un'arte a cui la Fortuna ha giurata la sua implacabile persecuzione; ad un'arte che, felicemente o infelicemente trattata, espone sempre i suoi seguaci o all'invidia o al disprezzo altrui, e che ha sempre avuto ed avrà sempre la povertà, anzi per lo più la miseria, per sua indivisibile compagna.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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