Né picciola pruova dell'antica discendenza delle arie è il greco nome di strofa, col quale tuttavia da' letterati e dal popolo si chiamano comunemente fra noi i vari metri delle arie nostre e delle nostre canzoni.
Non creda V. S. illustrissima che io mi dimentichi le sue esortazioni. Vorrebbe ella che, siccome si dice la repubblica delle lettere, si dicesse ancora la repubblica delle arti; e che per conseguenza la poesia, la musica e le altre loro sorelle vivessero amichevolmente in perfetta indipendenza. Io, per confessare il vero, non sono repubblichista; non intendo perché questa, a preferenza delle altre forme di governo, abbia a vantar sola la virtù per suo principio; mi pare che tutte siano soggette ad infermità distruttive; mi seduce il venerabile esempio della paterna suprema autorità; né trovo risposta all'assioma che le macchine più semplici e meno composte sono le più durevoli e meno imperfette. Nulla di meno non v'è cosa ch'io non facessi per esser seco d'accordo. Eccomi dunque, già che ella così vuole, eccomi repubblichista; ma ella sa che i repubblichisti medesimi i più gelosi, quali erano i Romani, persuasi del vantaggio dell'autorità riunita in un solo, nelle difficili circostanze eleggevano un dittatore, e che quando sono incorsi nell'errore di dividere cotesta assoluta autorità tra Fabio e Minucio han corso il rischio di perdersi. L'esecuzione d'un dramma è difficilissima impresa, nella quale concorrono tutte le belle arti, e queste, per assicurarne, quanto è possibile, il successo, convien che eleggano un dittatore.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Romani Fabio Minucio
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