Desidero che i suoi doni mi siano precursori de'suoi comandi, e pieno intanto di rispetto, di stima e di riconoscenza sinceramente mi dico.
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A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - BOLOGNA
Vienna 17 Febbraio 1766.
Se un impertinente catarro, frutto della stagione, e qui molto comune, non mi avesse tenuto alquanti giorni in una incomoda inazione, il mio caro gemello avrebbe sofferto i primi calori della mia collera, per la prova giuridica che ha creduta necessaria per farmi esser persuaso dell'esattezza sua nell'incamminamento del Romolo. È possibile che dopo tanti anni possiate farmi il torto di supporre che vaglia appresso di me più una ricevuta del mio negligente Migliavacca che una vostra sola parola? Non meritereste tutti quegli antichi titoli di troglodita, di antropofago, di lestrigone, e di mostro marino? Ma il catarro ha mortificato il mio irascibile, e i giorni di penitenza non permettono vendetta. Onde vi abbraccio strettamente e vi perdono.
Il nostro degnissimo conte di Rosembergh si occuperà ora sulle rive dell'Arno a vagheggiar le delizie toscane, e noi siamo qui sepolti tuttavia fra i ghiacci e le nevi in modo che non si può uscir per le strade né in barca né in carrozza né in sedia né a piedi né a cavallo. Oh come sospiro la primavera! Prima di venir da noi ella passerà per costà: salutatela, vi prego, a nome mio, e spingetela innanzi quanto più presto potrete.
Non intendo il mistero della Serenata, ma lo rispetto. Conservatevi, caro gemello, nella vostra a quest'ora non più certamente Norvegia.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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