Mi comandi intanto, e mi creda.
1483
A EMANUELE TORRES - GORIZIA
Vienna 5 Marzo 1766.
L'avermi voi risparmiato, riveritissimo signor visconte, il tenero rincrescimento degli ultimi congedi nel partir di Vienna, è stata una prova da me, come voi ben sapete, desiderata, e richiesta dalla vostra amicizia. Confesso che, a dispetto delle tante e tante occasioni che avrebbero dovuto ormai scemare la mia sensibilità, non ho saputo ancora incallir l'animo mio a somiglianti divisioni: onde vi sono gratissimo del turbamento evitato. Desidero che quel custode che ha condotto il mio caro Tobia alla casa paterna non ne abbandoni la cura, onde io possa vedere i frutti delle mie ben fondate speranze.
Ho ricevuto mercé l'obbligante vostra attenzione e letto con piacere infinito il poemetto del nostro fecondissimo signor conte Florio. Ho ritrovata in esso quella nobile e felice chiarezza, quella eleganza, quella fantasia e quella dottrina che l'hanno sempre distinto. Sono andato con essolui passeggiando le stelle: e sono rimasto sorpreso di trovare in esse un alloggio da lui per me parzialmente fabbricato. Benché io tema con gran ragione che quell'aria sia per me troppo elevata e sottile, gliene sono gratissimo e vi prego di fargli pervenire i miei rendimenti di grazie, le mie sincere congratulazioni e le proteste della mia riverente stima e della mia non più ormai soggetta ai capricci delle stagioni ben radicata amicizia.
Tutti gl'individui delle amabili famiglie Perlas e Figuerola, senza escluderne il Calabrotto, vi riveriscono senza fine.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Marzo Vienna Tobia Florio Perlas Figuerola Calabrotto
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