Bene ho a dolermi con la Fortuna, che mi presenti tanto e sì prezioso dono in un tempo che poco o nulla possa corrispondere al donatore. Come può egli essere istrumento idoneo ad un regolare letterario commercio un uomo dell'età mia, e giustamente stanco dalle sue inevitabili occupazioni? Certamente se non le dà l'animo di tormi di dosso una buona quantità di olimpiadi, e di cedermi qualche porzione dell'ozio suo, converrà ch'ella trasformi gli eccessi dell'affetto suo in altrettanta compassione per la mia insufficienza ad approfittarmi degli onori che largamente m'offre. E pieno d'invariabile stima passo a protestarmi.
1487
A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 17 Marzo 1766.
Lo stato del nostro degnissimo marchese Teodoli, da voi minutamente rappresentato nell'ultima vostra del primo del corrente, mi ha fatto riflettere sulla nostra lagrimevole condizione umana, che ci rivolge in pena i doni più avidamente implorati. Non so se il vantaggio d'una prolissa vita compensi il continuo dolore di vedersi a poco a poco mancare intorno i congiunti e gli amici più cari. Oh disse pur bene Giovenale:
Haec data poena diu viventibus: ut renovataSemper clade domi, multis in luctibus, inque
Perpetuo moerore et nigra veste senescant.
Per consolarsene è ben fatto di ricordarsi subito del seguente passo del mio Sogno di Scipione:
Troppo iniquo il destinoSaria della virtù, s'oltre la tomba
Nulla di noi restasse; e s'altri beniNon vi fosser di quei
Che in terra per lo più toccano a' rei.
Ma lasciamo un poco star la morale.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Fortuna Marzo Teodoli Giovenale Sogno Scipione
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