Che posso mai dirvi, mia riveritissima signora contessa, per consolarvi, che voi non sappiate? Quando avrete pagato all'umanità quei tributi di lagrime che rigorosamente in tai casi esige da tutti, la vostra natural prudenza e religione vi suggeriranno quei motivi di rassegnazione che sarebbero ora inutili e noiosi in bocca d'un importuno consolatore. Per accomodarvi con minor fatica ai decreti della Providenza nel riflettere a quello che ella vi toglie, pensate a quello ch'ella vi lascia: e la tenera cura di ciò che avete conservato vi seduca dal pensiero di ciò che avete perduto. Al mio caro e degnissimo signor tenente maresciallo mille abbracci e riverenze a mio nome, come a tutta l'amabile famiglia: ed a voi le solite sincere e rispettose proteste, con le quali sarò eternamente di Vostra Eccellenza.
     
     
     
      1500
     
      A GIOVANNI DEL TURCO - FIRENZE
     
      Vienna 15 Maggio 1766.
     
      La cantata, il saggio tragico, le due canzoni, i cinque sonetti e l'anacreontica, di cui è piaciuto a V. S. illustrissima farmi parte, insieme con la notizia della faticosa sua già molto avanzata versione d'Omero, e de' numerosi altri lavori poetici, se non ancora terminati, da lei almeno intrapresi, mi avevan già fatto riguardar con giusta meraviglia la distinta felicità d'un talento che ancora sulla primavera dell'età sua avea con tanta franchezza trascorso le più intralciate e scoscese vie di Parnaso. Ma si è accresciuta a dismisura la mia ammirazione dopo che da diversi Toscani, e più che da ogn'altro dal degnissimo padre maestro Remedelli, sono stato minutamente informato de' mirabili progressi già da lei fatti nello studio delle lingue letterarie, nelle cognizioni fisiche e matematiche, e nelle altre severe ed utili dottrine alle quali si è indefessamente applicata: aumentando sempre il valore di così ricco patrimonio col pregio a' tempi nostri assai raro d'un dolce, amabile ed illibato costume.