La vostra del 31 giugno, a cui rispondo, vorrebbe solleticarmi a parlar del nostro secolo illuminato; ma la materia è troppo stomachevole, ed è più facile trascurarla affatto che parlarne moderatamente. Vi dirò solo ch'io mi sbattezzerei, cercando qual possa mai esser l'oggetto che si propongono cotesti così teneri amici dell'umanità recidendone tutti i legami i quali la congiungono, e che sono gli unici mezzi onde alleggerire il peso della nostra miseria. Quando riuscisse loro di rovesciare i troni e gli altari, si crederebbero forse felici? Oh che povero raziocinio! Addio. Dividete con la sorella i miei abbracci, e credetemi al solito.
1514
A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 14 Luglio 1766.
Nel fine della scorsa settimana il signor conte Piccolomini m'inviò il vostro aspettato piego, a lui pervenuto da Firenze con l'occasione d'un corriere di là a questa Corte spedito. L'aver dovuto aspettare tale opportunità è stata l'inevitabile cagione della lunga tardanza.
Ho letto subito avidamente, e poi attentamente riletto il vostro filosofico trattatino. Mi sono compiaciuto della solida maniera di pensare che in esso costantemente regna; ho applaudito alla scelta e florida latina elocuzione, ed ho con giusta lode fra me stesso approvato che così savie, cristiane e lucide verità siano il più grato impiego dell'ozio vostro. Onde me ne congratulo non solo con voi ma con me medesimo, cui l'amor vostro ha comunicato qualche parte del merito di così giovevoli meditazioni, dirigendomene l'esposizione.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Luglio Piccolomini Firenze Corte
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