- Accingendomi a scrivere la mia predichetta consolatoria, io mi son guardato a bello studio di non rileggere alcuno degli antichi consolatori, pensando che se dalle letture di essi già da lungo tempo fatte e già cangiate in chilo io potessi ritrarre qualche assistenza, sarei loro infinitamente tenuto: come sarei inconsolabile all'opposto se un recente ingurgitamento di cibi anche preziosi, ma non digeriti, facesse scorrere nel mio lavoro alcuno di quei supini, visibili plagi, che caratterizzano l'imitatorum servum pecus. A quest'ora voi saprete se ho fatto male o bene a trascurar la ricerca di simili soccorsi: poiché secondo i miei calcoli I voti pubblici già sono all'ombra del Campidoglio. Addio. Al nostro degnissimo pretore le solite riverenze: a voi ed alla sorella i soliti abbracci, ed al solito io sono il vostro.
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A CARLO GIUSEPPE LANFRANCHI ROSSI - PISA
Vienna 8 Settembre 1766.
L'ultimo giorno dello scorso agosto mi fu consegnato dal signor Samminiatelli, unito ad un gentilissimo foglio di V. S. illustrissima, il prezioso dono delle raccolte sue Opere drammatiche. Il nome del degno autore, da me già per l'innanzi udito rammentar con elogio, m'affrettò alla lettura delle medesime, ed il piacere mi vi ritenne.
La bellissima e giudiziosa lettera dedicatoria, il violento amor della patria nel suo Muzio, il conflitto della gloria e della tenerezza nel suo Tito, l'amor coniugale nella Schiava combattuta, trattati tutti con nobiltà, con chiarezza, armonia e felicità poco comune, mostrandomi di quanto è ella già benemerita in Parnaso, mi scopre sino a qual segno è capace di divenirla.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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