Non intendo perché voi cambiate il vostro assegnamento a scudi 20 il mese. 300 scudi annui ne fanno per mese ben 25. Se non è errore di penna, ricordatevi ch'io vi ho molte volte scritto che tutta la mia pensione è destinata alla casa di Roma e che in effetto vi è sempre impiegata. E non mi affligge che in un anno con l'aggiunta di scudi 200, che vuol dire in tutto 500, le vostre angustie non siano calmate, ma bensì mi duole che a questa proporzione veggo impossibile il mettere in equilibrio le mie forze co' vostri bisogni. Io malgrado gli accrescimenti del dispendio e le deminuzioni delle entrate non ho mai sentiti gli assalti della miseria. Sapete perché? Perché ho sempre regolato il presente sul futuro, non solo a mio ma anche a vostro riguardo: ed in trentasei anni di dimora in questa Corte non ho il rossore di potermi rimproverare la spesa di cento scudi fatta per capriccio. Scorre l'undecimo anno ch'io respiro costantemente l'aria di Vienna senza aver dimorato un giorno in campagna, benché io avrei potuto dissimularne a me stesso il dispendio come necessario alla salute e non al divertimento. Onde, caro fratello, conviene operar d'accordo e tirare il carro con le medesime direzioni, se si vuole andare innanzi. Io sarei più contento di voi se potessi darvi 100 scudi il mese, ma non potendo, dobbiamo ringraziar la Providenza, e pregarla che mi conceda sempre di potervene dar 25: che, riflettendo a' principii donde siamo partiti, non sono alfine un così deplorabile assegnamento.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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